Impossibile guarire dal “mal di moda“. E lo sa bene anche Roberto Cavalli che da quando ha ceduto la maggioranza della maison (che ha fondato nei primi anni Settanta quando era giovane e coraggioso e fantastico stampatore più che stilista e poi rilanciato nei favolosi Novanta) al fondo Clessidra nell’aprile 2015 è stato spesso preso da nostalgia canaglia per atelier, sarte, tagliatori e passerelle, super top e fotografi di grido, insomma tutto quel mondo del fashion che lo sempre visto magnifico principe fiorentino e al tempo stesso internazionalissimo.
Logico che alla notizia della ristrutturazione del brand, e addirittura al piano che prevede 200 esuberi tra quelli che per molti anni sono stati i “suoi ” dipendenti, la cancellazione della sede di Milano e lo spostamento del cuore dell’azienda tutto a Firenze dove la sua magnifica e sontuosa avventura è cominciata, si sia sentito un po’ sperso e dispiaciuto. Per chi lo conosce bene come un uomo molto generoso e appassionato del suo lavoro la cosa non sorprende.
E la frase regalata all’Ansa ieri sera “Non è finita qui, avrei una voglia matta di ricominciare a creare” racconta proprio del suo smarrimento, del suo trovarsi talvolta fuori luogo, ricco sì dopo la vendita ma senza più quella platea sconfinata di fashionisti che gli hanno riempito la vita. Ora dopo il recente divorzio dalla seconda moglie e sua prima collaboratrice in atelier Eva Duringer che pare anche lei voler tornare ad occuparsi di moda, Roberto si gode i lunghi soggiorni sulla Cavalli Island che ha comprato a sud di Stoccolma in omaggio al nuovo e tenero amore con la bella ex Playmate Sandra Nilsson, 45 anni meno di lui, che gli ha riempito la vita negli ultimi anni insieme all’inseparabile cane lupo che si chiama proprio Lupo. Un terzetto magico, lui lei e il Lupo, che si sposta tra le Galapagos dove Roberto scatta tante foto d’arter, sua ultima passione, Parigi dove scendono all’Hotel Coste e girano con la Smart, New York e Firenze dove abita nell’antica villa con le antiche Madonne lignee della sua bella collezione, i pappagalli parlanti, le scimmie, i gatti, le iguana e i bei quadri del nonno macchiaiolo e dell’adorata mamma che tanto ricorda nella sincera autobiografia “Just Me”.
“Vorrei tornare alla moda con cose speciali” confessa Roberto e sarebbero poi quelle cose speciali che tutti si sono sempre aspettati da lui, nella moda, nel design, nel vino, nello stile di vita mirabolante, nell’amore per donne bellissime ricambiato per la sua simpatia e per il suo fascino da eterno ribelle. Tanta gioia di vivere forse gli arriva dal fatto di essere rimasto orfano da bambino quando i tedeschi gli ammazzarono il babbo giovanissimo nell’eccidio di Castelnuovo dei Sabbioni, in provincia di Arezzo. Come andrà a finire? Cosa farà domani Roberto che nell’armadio conserva una sola cravatta e solo di pelle nera? Certo non potrà usare più il suo nome ma il silenzio e la pace della foresta piena di cervi e cerbiatti in Svezia gli porterà consiglio. Intanto nei messaggi accorati e spesso teneri su Instagram Cavalli racconta della voglia di iscriversi all’Istituto d’arte di Porta Romana a Firenze per disegnare e occuparsi di grafica. Sempre con Firenze nel cuore, anche se nel piano di riorganizzazione dovrebbe esserci anche la chiusura della boutique di via Tornabuoni.