Raffaella Curiel è contenta. E lo dice con quella sincerità e quella schiettezza che la contraddistinguono da sempre. «Sì, sono molto contenta di aver siglato l’accordo con RedStone per cedere l’archivio della mia maison che data da quattro generazioni e i miei marchi. Devo ringraziare moltissimo mio figlio Gaetano Castellini Curiel che ha guidato tutta la trattativa con Mr Zhao. Vedo in questo nuovo progetto e nella nuova società Curiel Ldt una globalità, una continuazione per la sartoria d’alta moda e per il pret-à-porter, una serie di investimenti che mi fanno ben sperare per il futuro».
Raffaella, quali sono ora le prossime tappe dopo il passaggio di quote di maggioranza alla RedStone del magnate cinese Yizheng Zhao?
«Stiamo lasciando il vecchio atelier e ci stiamo trasferendo in quello nuovo con grande showroom in via Montenapoleone al numero 13. Un ambiente molto bello ed elegante dove troverà spazio l’archivio della maison –spiega Lella Curiel –, lo spazio per l’alta moda e quello per la collezione Curiellino che disegna mia figlia Gigliola Castellini Curiel, un nuovo pret-à-porter al quale la nuova società tiene molto. Alle pareti ci sarà la nostra storia e molte delle foto saranno dedicate al lavoro di mia madre Gigliola Curiel».
Andrete poi a Shangai?
«Per inaugurare il primo negozio del nuovo corso, a febbraio 2017. Sfileremo lì l’alta moda e il new pret-à-porter. Poi ci saranno aperture anche a New York, Parigi e Londra».
Il 22 settembre la mostra «History and Future» nell’antica chiesa di San Carpofaro a Milano. E’ stato un evento bello ed importante. Ce lo racconta?
«E’ stata una giornata fantastica, sono venuti in 1.200 per vedere il nostro lavoro, da quello di mia zia Ortensia, la fondatrice, agli abiti da nozze e per la Scala di mia madre, ai miei dedicati all’arte e alla musica per l’alta moda a Roma, al moderno pret-à-porter di mia figlia. E’ venuto da Venezia Pierluigi Pizzi, da Roma sono venuti Lamberto e Donatella Dini, da Bologna la Presidente di Poligrafici Editoriale signora Maria Luisa Monti Riffeser, e poi Francesco Micheli, Beppe Modenese, Vittorio Sgarbi, Marta Brivio Sforza, Urbano Cairo, Mita De Benedetti, Luisa Beccaria, Alessandro Sallusti. Ho vissuto la mostra come un omaggio alla genialità e al coraggio di mia madre e al futuro per mia figlia».
Cosa porta nella nuova location di via Montenapoleone?
«Tanti ricordi, su tutti il quadro di Tallone che ritrae una macchina per cucire. E’ con noi dagli anni Quaranta»,
Come vede la moda in questo momento?
«Vedo una grande confusione, ci sono più stilisti che cappelli in testa! Capisco che il mondo è cambiato e che ci sono milioni di donne con culture diverse. Ma sulle passerelle c’è di tutto e di più. Quello che manca però è un’educazione all’eleganza e, soprattutto, non c’è autocritica. Si sentono tutte Duchessa d’Alba e anche quando hanno molti anni si vestono da teen agers, camminano sui tacchi alti anche se barcollano…».
Quali stilisti apprezza di più?
«Nonostante tutto ci sono alcuni colleghi che stimo moltissimo. Il mio Giorgio Armani, adorato, sempre grandissimo. Poi apprezzo molto Ermanno Scervino, lui sì che ha una bella sensibilità verso il mondo femminile e poi veste le donne come devono essere vestite. Molto bravo anche Pierpaolo Piccioli che a Parigi ha sfilato un bel Valentino. Trovo poi che Alessandro Michele di Gucci abbia dimostrato grande sensibilità ed intelligenza nel reinterpretare gli anni Settanta e Ottanta, specie quelli di Yves Saint Laurent, con visione giovane e spiritosa e moderna. Questo nuovo Gucci non può non piacere».
C’è una donna di oggi che le piace?
«Senza dubbio è Kate Middleton, mi piace come sua nonna la Regina Elisabetta II. Kate è moderna, veste giusta e rappresenta bene il suo Paese. Il suo è uno stile nè troppo nè poco».