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“La moda deve tornare ai valori veri, primo su tutti l’eleganza”. Ha le idee chiare nonostante sia molto giovane Violante Nessi, 23 anni e mezzo di passione e di coraggio per il mestiere di stilista. Talentuosa questa ragazza, nata a Bologna e oggi cittadina del mondo, per motivi familiari visto che la mamma è cilena e il papà è italo-tedesco, e per formazione: “Dopo il liceo scientifico a Bologna mi sono diplomata all’Istituto Marangoni a Milano e ho frequentato il Central Saint Martins College a Londra per poi fare varie esperienze di lavoro a fianco di grandi designer» racconta Violante occhi e capelli neri, gentile e flessuosa, lei sì naturalmente elegante. Le grandi maison con le quali ha visto la moda da vicino sono state quelle di Marc Jacobs, Altuzarra, Proenza Schouler a New York e addirittura Tom Ford a Londra. “In pochi anni ho lavorato a fianco a dei miti – continua Violante – e ho imparato che prima di tutto si deve puntare alla qualità, alla sartorialità, alla cura dei taglio e della manifattura”.
Una lezione forte come la tenacia del suo impegno nel lavoro che a maggio scorso si è concretizzata con la nascita del suo brand, con la fondazione della società Violante Nessi Srl e la creazione della prima vera collezione che porta il suo nome, quella per l’estate 2015, femminilissima e molto trendy. E siccome si fa un gran parlare all’interno del sistema del fashion della necessità di scoprire e scovare nuovi talenti dello stile, ecco che la storia di questa designer racconta molto dell’entusiasmo e della voglia di mettersi in gioco delle nuove generazioni.

Violante cosa è per lei un bell’abito?
“Qualcosa che ti emoziona, non solo un mezzo per stupire o stravolgere – risponde la stilista che in questi giorni sta scattando le immagini della collezione a New York prima di presentarla a Milano, tra pochi giorni, durante la settimana delle sfilate nel suo studio-atelier di Via Mercato 5 -. E io sono alla ricerca dell’eleganza contemporanea che è espressione di femminilità, buon gusto, semplicità raffinata e lusso discreto”.

Lei fa tutto da sola. Una esperienza impegnativa ma anche appassionante?
“Assolutamente sì. Curo io tutto, dall’ideazione e disegno del capo alla produzione che sviluppo in assoluto made in Italy con imprese di tradizione in Emilia Romagna e in Toscana, poi mi occupo anche di contattare i clienti e punto alle boutique più prestigiose”.

E gira con una valigia? Lo sa che tanti anni fa una grande stilista come Mariuccia Mandelli in arte Krizia si presentava proprio con la collezione in una valigia per tentare di sfilare alla Sala Bianca di Firenze?
“La valigia è sempre con me in Italia e all’estero e dentro ci metto tutta questa mia prima collezione. Sono solo diciotto pezzi in bianco e nero e tocchi di raso color del deserto. Otto abiti, 6 top, 4 gonne. Ancora nessun pantalone e niente maglieria o cappotti che arriveranno con la prossima collezione invernale. Il fatto che Krizia abbia cominciato come me oggi mi onora”.

Ripartire dalla contemporary elegance non è proprio facile specie per una giovane designer come lei.
“Non è facile ma è necessario perchè eleganza è un termine che la moda ha un po’ dimenticato e che i mei coetanei considerano antiquato. E invece è una parola bellissima!”.

Di cosa è fatta la bellezza nella moda?
“Di armonia, di sottrazione, di poca ostentazione, di abiti fatti per essere indossati veramente. Penso a una cliente di target trasversale, che ama i bei tessuti italiani e le lavorazioni curate come solo in Italia si possono trovare”.

Lei ha idee molto chiare.
“Chiare, autonome, indipendenti, voglio fare la mia linea, voglio fare il mio mestiere e creare la mia etichetta. E pur di cominciare da sola questa bella avventura ho detto no a varie proposte di lavoro”.

Questa è una start up?
“Sì, proprio così. Adoro fare tutto da sola, con una eccezione: chiederò a mia sorella gemella di farmi da modella”.

Quali sono i suoi stilisti preferiti?
“Yves Saint Laurent, Balenciaga per il passato, Giorgio Armani, Proenza Schouler, i due stilisti che disegnano oggi Valentino e Acne per il presente”.