Italiano ma nato a New York
È IL MASSIMO dello chic in fatto di jeans. Sì, perché questo capo che ha una storia bellissima, oggi diventa ancora più bello e prezioso se in denim giapponese alto solo 75 centimetri, il Santo Graal di quella che agli inizi si chiamava Tela Genova, che vestiva marinai e contadini, e ora è diventato un capo sartoriale, da intenditori, di color indaco tinto al vegetale senza niente di chimico. Appassionato di questa nuova frontiera dell’eleganza contemporanea è Guido Biondi, 29 anni, direttore creativo di Roy Roger’s, il marchio del primo jeans italiano fatto con denim americano originale fondato dal nonno Francesco Bacci che nel 1952 decise di andare a New York e si impegnò in una partnership che dura tuttora col colosso Cole Mills Corporation.
«Il nonno aveva capito già tutto», racconta Guido in azienda con la mamma Patrizia Biondi, presidente del Gruppo Sevenbell che produce e distribuisce le collezioni di Roy Roger’s e quelle maschili di President’s, e col fratello Niccolò Biondi, amministratore delegato. Da pochi anni è mancato il babbo, Fulvio Biondi che negli anni a cavallo tra l’Ottanta e il Novanta ha rivoluzionato il brand. Ora la Roy Roger’s è sempre più lanciata su nuovi progetti, capaci di unire la grande tradizione del brand con la ricerca di strade nuove, prima su tutte quella del jeans sartoriale. Non solo quelli che puoi ordinare su misura, col denim preferito e con iniziali personalizzate sul taschino per gli spiccioli, nelle boutique del brand e averli finiti dopo 15 giorni. Ma anche quelli lanciati al Pitti Uomo di gennaio scorso con la limited edition Roy Roger’s for Antonio Liverano, con il progetto fantastico del jeans sartoriale con la filosofia e l’esperienza di sartoria del maestro Liverano che ha applicato al jeans i segreti del suo altissimo mestiere.
«Il nostro non è un progetto commerciale, e non vuole proprio esserlo – racconta Guido Biondi – perché a noi interessano i contatti, quelli giusti, che abbiamo avuto in Italia ma anche in Giappone dove Liverano è molto conosciuto. Abbiamo guadagnato in credibilità. E ora mio fratello Niccolò sta lavorando molto in Spagna e in Olanda».
SARTORIALE vuol dire anche dettaglio, precisione certosina, altissima qualità. «Il sapore originale del jeans mi regala grandi emozioni – continua Guido Biondi – e per questo faccio continue ricerche per trovare pezzi originali, come i 4mila che abbiamo in archivio in azienda a Campi Bisenzio, alle porte di Firenze». Per la famiglia Biondi il legame coi jeans è viscerale, forti della frase visionaria di babbo Fulvio: «Non c’è futuro se non hai una vera storia». «Di recente ho fatto un giro nelle vecchie miniere in Colorado e New Messico – conclude Guido Biondi che si è diplomato al Polimoda di Firenze nel 2009 – e ho trovato molti capi originali da lavoro degli anni Venti, usurati e pieni di anima, vere opere d’arte indossate nei ranch per 50 anni da una stessa persona. A testimonianza del fatto che il jeans non ha età, è più classico di un pezzo d’alta moda».