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Divi da tutto il mondo per l’evento più atteso del mondo della moda, quest’anno dedicato alla stilista giapponese ancora in vita e al suo brand Comme des Garçons

Meglio del red carpet degli Oscar, più sensazionale di qualsiasi passerella per il festival di Cannes o di Venezia. L’evento più atteso, invidiato, bombardato di testimonial dell’anno che si ripete ogni primo lunedì di maggio, dunque stasera, sotto i grattacieli di New York. Mancano poche ore per gli ultimi ritocchi all’elenco dei divi di tutte le arti, massimamente la Moda, in arrivo da tutto il mondo per il Met Gala 2017. L’opening più atteso come sempre al Metropolitan Museum. Stavolta si festeggia la stilista giapponese Rei Kawakubo, regina di una moda intellettuale quando esageratamente divina, e il suo brand Comme des Garçons – protagonisti della mostra annuale del MET. Una mostra fondamentale per il sistema dell’eleganza che per la seconda volta viene dedicata ad una stilista vivente, dopo quella nel 1983 per Yves Saint Laurent di alcuni anni fa. Una citazione particolare merita anche l’esposizione che mise in contatto il genio di Elsa Schiaparelli a quello di Miuccia Prada, altra stilista vivente ad avere l’onore del MET.

Nell’attesa di scoprire come le star interpreteranno il tema di questa edizione, ispirandosi all’icona esagerata di Rei Kavakubo, va ricordato come nel 2016 la mostra fu su  “Manus x Machina”: Fashion in an Age of Technology“, col trionfo mediatico del long dress in latex di Beyoncé firmato Givenchy Haute Couture by Riccardo Tisci e tempestato di applicazioni. L’anno prima nel 2015 fu la volta di “China Through the Looking Glass” con l’abito da record di Rihanna realizzato dalla couturier cinese Guo Pei in  giallo canarino. Nel 2014 “Charles James: Beyond Fashion”, col look  d’altri tempi  di Sarah Jessica Parker in Oscar de la Renta. Estrema Madonna nel 2013 in Givenchy Haute Couture in occasione della mostra sul “Punk: Chaos to Couture”.

Cenni mondani sul filo della memoria a ricordare che la vera regina di questa soirée resta sempre Anna Wintour, potentissima direttora di “Vogue America” che ogni volta fa il pieno di incassi benefici per il Constume Institute del MET che ospita le mostre e giù una sezione a lei dedicata. La Wintour, che pare aver già annunciato la prossima cover del mensile più famoso del mondo dedicata alla first lady Melania Trump, dopo due copertine epocali nel recente passato per Michelle Obama.

Prima della temutissima Anna Wintour il Met Gala era stato sempre organizzato da Diana Vreeland altro mostro sacro dell’eleganza contemporanea. Ora l’attesa è tutta per gli abiti più spettacolari, appariscenti, significativi dell’epoca che viviamo.

La mostra di quest’anno dedicata alla Kawakubo si apre il 4 maggio e si chiude il 4 settembre,sponsorizzata da Apple, Condè Nast e Maison Valentino. Una scelta radicale, potenzialmente rischiosa per un museo con i conti in rosso, che sta giocando il tutto per tutto sul filo di lana: il Metropolitan Museum di New York dedica a Rei Kawakubo, la fondatrice della griffe giapponese Comme des Garçons, la mostra dell’anno del suo Costume Institute si intitola “Art of the In-Between”, Rei ha 74 anni e ancora oggi ogni sua sfilata è come un evento d’arte per la spettacolarità delle sue creazioni.

La Decana dell’Avanguardia è un’artista nel vero senso della parola, la creatrice tra l’altro del Dover Street Market, boutique altamente concettuale che al momento ha cinque sedi – Londra, New York, Tokyo, Singapore e Pechino. Rei non è però necessariamente un nome capace di richiamare folle oceaniche come per altre mostre organizzate dal curatore Andrew Bolton: Alexander McQueen, la Cina e l’ultima l’anno scorso, “Manus X Machina”. Sono inoltre rare, nel panorama museografico newyorkese, le retrospettive dedicate a grandi della moda ancora in vita e quando accade, come nel caso di Giorgio Armani al Guggenheim nel 2000, ci sono polemiche per la commistione di arte e commercio.

Il curatore Bolton rifugge dalla controversia: “Ci sono pochi stilisti come Rei in grado di dire la loro in un contesto artistico”. Con collezioni svincolate dai trend, il Met non ha voluto una classica retrospettiva cronologica, ma ha suddiviso 150 capi in otto temi: Fashion/Anti-Fashion, Design/Not Design, Model/Multiple, Then/Now, High/Low, Self/Other, Object/Subject e Clothes/Not Clothes. Prima di altri Rei, anche nel nome di “Comme des Garcons”, ha giocato sul concetto di trans-genere. E messo le stampe floreali addosso agli uomini.